mercoledì 30 maggio 2012

La vita è un fottuto Ring

All' interno del Parco vicino a casa, dove trascorriamo la metà circa dei pomeriggi della settimana, oltre a scivoli, altalene, ghiaia in abbondanza e altre diavolerie di questo genere, c'è una giostra, qualche gioco elettronico dei più beceri (veri mangiagettoni), un cavallo meccanico gigante che suona una melodia western con tanto di urla indiane (!) e una struttura gonfiabile di 5X5 metri, ambientazione: GIUNGLA.
Mai intuizione fu più azzeccata, chi l'ha ideato deve essere stato un maledetto genio del male assoluto.
Ovviamente, data la natura wrestler del nano, non c'è volta che non ci si catapulti dentro come prima attività scelta, quando io sono ancora lì  all'entrata attonita,  rendendomi a malapena conto che ho fatto anche oggi l'ennesima cazzata di riportarlo in questo luogo di perdizione morale.
Il Ring è quadrato e molto colorato, forma rassicurante e colori classici, tutte strategie per camuffarlo da "gioco";  ma è evidente a tutti che non si tratta affatto di un gioco. 
Dentro c'è uno scivolo, anch'esso gonfiato, sul quale si disputano i Campionati Mondiali di Scivolata Acrobatica con rimbalzi, piroette e volteggi arditi.
Dato che trattasi di un buco, i nani ammessi dentro sono 6 alla volta ma il gestore è lontano e capita che le gentili accompagnatrici degli usufruitori si piazzino elegantemente a qualche metro di distanza su comode sedie di plastica giustappunto lì per essere usate dalle più fortunate e dimentichino casualmente di tirare fuori i nani allo scadere dei 15 minuti di delirio collettivo.
Io non rientro in quel gruppo di elette.
Quando c'è una lagna lagnosa, un urlo di dolore, un pianto inconsolabile o un qualsiasi altro segno di disappunto distinguibile dal frastuono generale, ci posso pure scommettere la 13esima che di mezzo c'è il mio nano. L'attacco è sempre gratuito e gioioso invito alla baruffa ludica, tipo: togliere un calzino, dare un pizzicotto e scappare via, una dolce spintarella dalla cima dello scivolo o uno sguardo felino al maschio più grande presente. Pochi purtroppo hanno l'ironia necessaria per raccogliere la sfida e godere della lotta libera e legalizzata, alcuni (rissosi seri) lo fraintendono e rispondono con minacce da adulti e botte autentiche,  molti frignano appena lui li guarda.
Un essere umano tanto fisico ed entusiasta del contatto è il soggetto più temuto da marmocchi piagnoni e nonne affette da disturbo d'ansia generalizzato e quindi la sorveglianza stretta è d'obbligo.
Mi posiziono puntualmente ai bordi del Ring, che come tutti  i luoghi di combattimento che si rispettino è circondato da finestrelle di rete di corda all'altezza delle piccole belve, che mi costringono a stare gobba tutto il tempo. 
Lungi da me intervenire, con l'intento di sedare la rissa solo in vista del sangue, mi limito a fare un' appassionata cronaca delle performance dell'atleta che seguo e di conseguenza di tutti gli altri, che me lo chiedono imploranti con lo sguardo e con la voce (che si sa che i salti e le acrobazie che li fai a fare se non c'è un adulto a guardarti e dirti bravo bravissimo eccezionale strepitoso da vero campione fuoriclasse esageratamente talentuoso unico vero super migliore dell'universo e così via sempre a salire con l'enfasi???). 
I nomi ovviamente vengono inventati sul momento e i marmocchi sembrano apprezzare quelli che li caratterizzano per l'abbigliamento (vanità infantile) : Calzini Verdi, Maglietta Rosa, Pantaloncini dell'Italia, Ben Ten, La ballerina Viola, il  76, Buffe Mollettine etc etc...Il mio nano ha ordinato di essere chiamato "Il Piccoletto".
La cosa in sè è talmente anacronistica da renderlo adorabile e io, ogni volta,  non vedo l'ora che sia il suo turno del salto Kamikaze per godermi quel sorriso soddisfatto.

3 commenti:

  1. Il tuo nano è privo di paure di affettività verso gli altri bambini e soprattutto verso il terreno e le infrastrutture. questa é una dote da lodare, per l' innata propensione a questo modo di essere e, sicuramente, per le doti della mamma a non infilare il proprio marmocchio dentro una teca di plexiglass perché ,si sa, il vetro ormai è fuori moda e sicuramente poco sicuro! pertanto sò che commetterai di nuovo "l'errore" di mostrargli il famoso ring... se tra qualche tempo,casualmente, saprò che l area di gioco è passata dal gonfiabile 5x5 ad un bel campo erboso di rugby mi si illumineranno gli occhi e mi scenderà sicuramente una lacrimuccia.
    GoodJob Camelia.

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    1. Antonio, sai bene che se il destino lo vorrà rugbista tu sarai il primo a saperlo. Certo se potessi pure allenarlo...dai troviamo un under 7 dalle mie parti, ti ospito a casa mia i giorni che giocate!!!

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